INTERVENTO DEL CARDINALE PIETRO PAROLIN ALLA PRESENTAZIONE DEL VOLUME:

“CON LA PIRA IN VIET NAM” 

Roma, 13 luglio 2017

 

Sig. Presidente,

Sig. Presidente Prodi,

On. Ernesto Preziosi,

Sig. Sindaco di Firenze,

Illustri Onorevoli,

Signore e Signori,

 

 

  1. Sono grato all’On.le Ernesto Preziosi per l’invito ad intervenire a questa presentazione del volume di Mario Primicerio intitolato: “Con La Pira in Viet Nam”. La vita, l’impegno ecclesiale e politico, le intuizioni e in genere la figura del Servo di Dio Giorgio La Pira, a quarant’anni dalla scomparsa, sono più che mai attuali. Nella sua persona la preghiera si è fatta azione per la comunità e l’impegno politico si è nutrito di altissimi ideali. Suscita ammirazione rilevare come in La Pira la concretezza dell’azione amministrativa e politica si fondesse e fosse costantemente alimentata da una riflessione che aveva nella Parola di Dio la sua fonte e il suo criterio di giudizio.

 

Il suo impegno come giurista, costituente e uomo di governo, la sua lunga stagione come sindaco di Firenze, la sua incessante, coraggiosa e lungimirante azione per la pace, la sua capacità di coinvolgimento e convincimento per evitare la chiusura di attività produttive che avrebbero acuito la disoccupazione, il suo impegno verso gli ultimi, erano figli della sua coltivata spiritualità. In personaggi come La Pira si coglie il sapore del profeta, che individua nuovi percorsi, richiama tutti alle verità più profonde, che per un attimo viene applaudito e considerato e poi rischia di essere incompreso da coloro i quali, non avendo una vista acuta come la sua, non colgono la profondità e verità delle sue intuizioni, salvo riconoscerne a distanza di tempo la grandezza.

 

Sentiamo credo tutti la nostalgia di persone come Giorgio La Pira, di un impegno sociale, ecclesiale, politico, nutrito tanto di solida preparazione culturale quanto di ancor più solida ispirazione ideale. Sono le condizioni perché l’impegno politico sia davvero la più nobile delle arti, le condizioni per un potere che si traduca e venga percepito come autentico servizio verso tutti e verso i più svantaggiati e i più poveri in primo luogo. Giorgio La Pira aveva i tratti di un politico di tal fatta. Se poté osare iniziative impensabili ai suoi tempi, tali da far tremare con decenni di anticipo la cortina di ferro, tali da superare mura e contrapposizioni ritenute allora invalicabili, lo si dovette proprio al fatto che, anche l’interlocutore più difficile o lontano, gli riconosceva però uno spessore umano e spirituale di primissimo piano. Anche il suo viaggio in Viet Nam si inquadra in questa logica. Il libro che oggi presentiamo ne offre chiara testimonianza.

 

  1. Mario Primicerio ha pubblicato un diario di viaggio dal 19 ottobre al 14 novembre 1965 nel quale si descrive l’impegno di Giorgio La Pira per la pace in Viet Nam nel cammino sino ad Hanoi “passando da Varsavia, Mosca e Pechino” [1]. La cronaca del viaggio è arricchita da una opportuna presentazione del quadro storico del conflitto in Viet Nam. L’iniziativa di La Pira è inoltre contestualizzata con le plurime esperienze fiorentine di colloqui internazionali che egli aveva promosso e condotto sin dal 1952 come Sindaco di Firenze. L’impegno per il Viet Nam segna l’inizio di un terzo periodo nella vita di Giorgio La Pira con una prevalente ed incisiva azione sul piano internazionale: dopo il suo impegno come membro della Costituente e l’importante contributo dato alla stesura dei Principi Fondamentali della Costituzione Italiana e dopo i tre quinquenni caratterizzati da responsabilità di governo della città di Firenze, maturò dal 1965 una fase di impegno specifico per la pace, anche in qualità di Presidente della Federazione mondiale delle città unite, con sede a Parigi. Tale fase culminò con un contributo incisivo di stimolo e di promozione per gli accordi di Helsinki alla Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa nel 1975, in un dialogo che ebbe con Mons. Agostino Casaroli, allora Segretario della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, contribuendo a porre le basi di un nuova Europa che doveva uscire dalle tensioni delle Guerra Fredda.
  1. Le annotazioni del diario di viaggio di Giorgio La Pira indicano come la preghiera accompagnasse ognuna delle sue impegnative giornate e di come il suo sguardo fosse fisso alle sofferenze che la guerra portava con sé. Questo sguardo era rivolto alle vittime del conflitto, ma anche alle sofferenze che tutto il popolo vietnamita continuava a patire nell’età della decolonizzazione.

 

  1. La preghiera per il viaggio in Viet Nam, nella chiesa di Sant’Ignazio e nella Basilica di San Paolo accompagnò la partenza da Roma; il pellegrinaggio al Santuario mariano di Czestochowa segnò la prima tappa polacca insieme con la visita alle carmelitane di Cracovia e poi del Monastero di Ulica Wolska. Queste testimonianze di vita vissuta corrispondono a quanto La Pira aveva scritto nel 1956 sul valore dei monasteri.

 

Non bisogna aver paura di dirlo: la civiltà cristiana e la città cristiana sono essenzialmente civiltà monastica e città monastica nel senso che, come nel monastero, anche in esse – in ultima analisi – tutti i valori hanno una orientazione unica ed una unica finalità: Dio amato, contemplato, incessantemente lodato!… rimisurare col metro “monastico”: riedificare Gerusalemme sulla roccia di Sion!” [2].

 

Anche nella tappa a Mosca, l’azione per la pace è accompagnata dalla preghiera liturgica, dapprima nella chiesa cattolica-latina di San Luigi dei Francesi, poi al Monastero della Trinità di Zagorsk, ora Sergei Stratov. E’ un altro ritorno di La Pira alla fonte del monachesimo russo, dopo il primo pellegrinaggio del 1959, per onorare San Sergio e anche il “fiorentino” Massimo il Greco, frate domenicano di San Marco che sarà poi canonizzato nel 1988 dal Patriarcato di Mosca. L’arrivo a Pechino domenica 7 novembre è segnato dalla preghiera liturgica nella Chiesa Cattolica. Giunti ad Hanoi, il 9 Novembre, per Giorgio La Pira la Messa fu il primo impegno in terra vietnamita, come lo sarà ogni giorno successivo. E’ questo il quadro spirituale nel quale si collocò il colloquio con Ho Chi Minh dell’11 Novembre.

 

  1. Il tema del colloquio con Ho Chi Minh è chiaramente e analiticamente esposto nel diario di Mario Primicerio:

 

Il Professore esordisce dicendo che il problema di riportare la pace in Viet Nam non è un problema solo di questo popolo ma è un problema mondiale: la pace è indivisibile e la situazione mondiale contemporanea ci fa rendere conto che l’umanità è sempre su uno stretto crinale da una parte del quale sta la totale distruzione del pianeta”. [3]

 

La forza della preghiera che costituisce la prima consapevolezza di La Pira nella sua missione di pace si unì, in questo colloquio, alla coscienza giuridica del valore del diritto romano, con un richiamo all’interdictum uti del pretore romano che impone la cessazione della violenza (vim fieri veto). Lo studioso e il docente di diritto romano, La Pira è consapevole che i principi razionali della scienza romanistica, possano essere un ausilio per la risoluzione anche delle controversie attuali, nell’ambito sovranazionale.

 

Il Professore ripete che, perché tutto questo avvenga, occorre innescare un processo che ha i suoi tempi (anche l’azione del pretore romano era un passo preliminare prima del giudizio!)” [4].

 

Questo diario di viaggio conferma come l’azione dell’uomo politico si nutrì di una consapevolezza culturale e di un patrimonio intellettuale acquisito da Giorgio La Pira negli anni impegnativi della sua formazione romanistica con Emilio Betti [5].

Se il maestro giurista aveva fornito all’allievo La Pira con l’interpretazione critica delle fonti romanistiche, la sua elaborata teoria generale del negozio giuridico in ambito privatistico, l’allievo seppe, come dimostrato dalle memorie di Mario Primicerio, espandere quella elaborazione del negozio giuridico sul piano delle relazioni internazionali, ricercando strumenti nuovi con pattuizioni di pace in concrete situazioni storiche, affinché la regolamentazione pacifica si sostituisse alla violenza del conflitto. Vi è un’angolatura del contributo scientifico di Giorgio La Pira alla vita del diritto internazionale che segna il Novecento, a partire dalla sua opposizione all’occupazione hitleriana della Polonia sulla rivista “Principi” nel 1939.

 

  1. Questa esperienza di intervento di pace nel conflitto vietnamita si realizzò da parte di Giorgio La Pira nell’epoca nuova già delineata da Giovanni XXIII nell’Enciclica Mater et Magistra come: 

 

“… il tramonto dei regimi coloniali ed il conseguimento della indipendenza politica dei popoli di Asia e d’Africa …”.

 

Lo sguardo di La Pira, specialmente dopo la conferenza di Bandung del 1955 era permanentemente fisso, rivolto ai bisogni dei poveri nei continenti che riemergevano nella libertà e nell’autodeterminazione in Asia e in Africa. Era lo stesso sguardo che egli ebbe dal 1935 con i poveri di Firenze, promuovendo la Messa di San Procolo, nella quale si realizzava il contatto personale e diretto con coloro che più avevano bisogno di casa, medicine, vestiti e anche pane. L’insegnamento del beato Federico Ozanam, suo maestro sin dalla giovinezza, costituì per Giorgio La Pira un impegno di partecipazione alla Conferenza di San Vincenzo De’ Paoli con le visite domiciliari ai poveri [6]. La Messa domenicale di San Procolo promossa da La Pira, unì questo contatto dei poveri con l’Eucarestia. Il messaggio del Santo Padre Francesco del 13 giugno 2017 per la prima Giornata Mondiale dei Poveri, presenta profonde corrispondenze con l’esperienza lapiriana della Messa dei poveri.

 

Se vogliamo incontrare realmente Cristo, è necessario che ne tocchiamo il corpo in quello piagato dei poveri, come riscontro della comunione sacramentale ricevuta nell’Eucaristia. Il Corpo di Cristo, spezzato nella sacra liturgia, si lascia ritrovare dalla carità condivisa nei volti e nelle persone dei fratelli e delle sorelle più deboli” (n. 3).

 

È stata, questa, l’esperienza fondante per ogni azione di La Pira: Eucarestia e pane per il povero. È stata la radice del suo impegno, dapprima quale Presidente dell’Ente Comunale di Assistenza di Firenze, dal Dicembre del 1944, nel dolore della città piagata dalla guerra, soprattutto negli anziani, nei senzatetto, nei reduci dai campi di prigionia e negli orfani. È stata anche la radice dell’impegno di La Pira come costituente e legislatore, mai disgiunto da un continuo contatto con i poveri assistiti a Firenze dall’Ente Comunale, e poi radunati ogni domenica intorno all’Eucarestia di San Procolo. La formulazione dei precetti di solidarietà nella Costituzione italiana, che ebbe il suo contributo fondamentale scaturì da questo contatto, con il corpo piagato dei poveri, continuo e intenso, dando al principio personalista il vigore di “esperienze in carne viva”, vissute nel fuoco della Seconda Guerra Mondiale. L’Osservatore Romano aveva pubblicato il 14 Giugno 1942 “L’Appello ai fratelli più ricchi” di Giorgio La Pira nel quale, indissolubilmente legato alla guerra, è il dramma della povertà:

 

“Si ha un bel ragionare di poveri, di fame, di miseria: l’esperienza di queste cose nella carne viva è cosa ben diversa: e nessuno può capirla se prima non l’ha fatta. Ebbene, fratello io ti invito a riflettere seriamente sul valore della tua posizione e sulla responsabilità che vi è collegata. Perché la riflessione sia efficace, è necessario che parta da un confronto: pensati in una posizione rovesciata: tu al posto di chi è privo di pane ed è privo di tutto. Quale immensa gioia se qualcuno ti tendesse la mano in una situazione così dolorosa! Un po’ di pane, un po’ di latte, qualche lira per comperare qualcosa, la pigione pagata; quanti pensieri levati e quante speranze rimaste nell’anima! Lo so, è difficile fingere questa esperienza. Ebbene facciamo una prova: provati ad avvicinare direttamente ai poveri” [7].

 

La Pira precisa “lo spirito cristiano è indirizzato verso i fratelli sofferenti come l’ago calamitato verso il polo, come il ferro verso la calamita. Ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi dissetaste; fui malato e mi visitaste; fui nudo e mi vestiste; fui carcerato e mi visitaste. Ove c’è il dolore ivi vengono istintivamente a congregarsi le acque dell’amore” [8].

 

L’esperienza politica di Giorgio La Pira nasce da questa “esperienza in carne viva” e si alimenta anche per la sua formazione scientifica, alla ricerca delle innovazioni che possono dare soluzione ai problemi della povertà, radice delle guerre. La carità politica non prescinde quindi in La Pira dalla carità intellettuale, cioè dalla comprensione e dal dialogo con gli uomini di cultura perché, secondo l’assioma tomista, “quod non est in intellectu non est in voluntate”: l’azione incisiva e forte per la soluzione dei problemi sociali, richiede riflessione e analisi degli elementi essenziali delle questioni, pena l’inefficacia e la perdita di realismo storico. Nel messaggio del Santo Padre Francesco del 13 Giugno 2017 per la prima Giornata Mondiale dei Poveri, è detto chiaramente:

 

Conosciamo la grande difficoltà che emerge nel mondo contemporaneo di poter identificare in maniera chiara la povertà. Eppure, essa ci interpella ogni giorno con i suoi mille volti segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture e dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata” (n. 5).

 

Giorgio La Pira durante le funzioni di Sottosegretario al Ministero del lavoro e di Membro di questa Camera dei Deputati si impegnò, da uomo di cultura, nel dialogo con la più aggiornata ricerca economica del suo tempo, perché le scienze sociali identificassero i mezzi idonei per sollevare uomini e donne di ogni popolo dalla povertà, a partire dalla sua città e poi dell’intero Paese. Se scorriamo le note del saggio sull'”Assunzione di Maria” del 1950, Giorgio La Pira ci rivela nella nota 12-bis il suo modo di procedere nell’intelligenza delle situazioni e nelle determinazioni di nuove iniziative:

 

Ho davanti a me il Rapport sur l’Économie Mondiale 1948 edito dall’ONU [Lake Succes 1949] con il panorama mondiale che esso mostra intorno ai problemi umani più essenziali: i problemi della popolazione [crescita, mortalità, natalità], i problemi della alimentazione, dell’occupazione [e disoccupazione], del tenor di vita e così via. Ebbene: può un mondo aver pace se non si provvede con grande urgenza alla soluzione di questi problemi improrogabili? Si pensi: sopra due miliardi e mezzo di uomini, un miliardo e mezzo si trova in condizioni economiche di “sottoccupazione” e di “sotto calorie”: per questo miliardo e mezzo di uomini la soluzione del problema del loro pane quotidiano non è ancora venuta. Essi appartengono a coloro cui Gesù dice che chiesero pane, tetto, vestito, medicinali, libertà e che fu ad essi negato”. … “Il cristianesimo, con il valore della persona – anima e corpo – che esso postula, esige una vasta, urgente ed organica opera di restaurazione umana di dimensioni mondiali” [9].

 

  1. Quanto fin qui detto ci offre lo sfondo culturale ed esperienziale che lo portò anche al viaggio in Viet Nam, all’inventiva coraggiosa e dinamica a favore della pace. Il diario di viaggio di Mario Primicerio ricorda la conclusione dell’incontro di La Pira con Ho Chi Minh l’11 Novembre:

 

Ci congediamo; il Professore dona al Presidente una tavola con la riproduzione della Madonna di Giotto e gli dice «La metta là, sulla mensola del caminetto! Proteggerà Lei e il Suo popolo!» «Ma Lei come vede il futuro?» «La primavera della pace è alla porte. Il faut forcer l’aurore a naître, en y croyant»” [10].

 

L’indicazione mariana che sigilla il colloquio vietnamita di La Pira è profondamente legata alla sua ampia riflessione che aveva compiuto intorno alla dottrina dogmatica dell’Assunzione di Maria nel 1950 ed apparsa su “Cronache Sociali” [11]. Il mariologo Stefano De Fiores ha analizzato attentamente il testo teologico di Giorgio La Pira, ed ha sottolineato che quel testo sull’Assunzione è:

 

Il vero vertice del suo pensiero mariano e politico, dove la strategia storico-sociale deriva con un nesso necessario dal cristianesimo visto nella sua essenza a partire dall’evento centrale del Cristo risorto. Da essa scaturisce certamente e necessariamente l’intensa opera a favore dei poveri e degli oppressi e provengono le iniziative intelligenti e audaci per il disarmo e la pace tra i popoli” [12].

 

Infatti l’analisi approfondita del mistero mariano, di cui La Pira coglie il legame intimo con l’evento della Resurrezione di Cristo, struttura le ripercussioni antropologiche e quelle politiche, sociali ed economiche che questa meditazione spirituale-teologica illumina. Per La Pira vi è una specifica comprensione da parte dei responsabili politici, rispetto al mistero mariano dell’Assunzione, di cui si deve evitare una sola esteriore celebrazione.

 

Gli uomini che hanno responsabilità politiche, sociali ed economiche sono invitati a meditare tutto questo: la proclamazione del nuovo dogma non è soltanto l’occasione di una festa grande e di una grande liturgia: è il richiamo in certo modo «violento» a voler provvedere – con l’urgenza ormai improrogabile che la cosa comporta – alla soluzione dei più improrogabili problemi dell’uomo: – il lavoro, il pane, la casa, la dignità e la libertà. E la soluzione di questi problemi – mediante adeguate nuove strumentazioni politiche, sociali ed economiche [vino nuovo in otri nuovi!] – non concerne questo o quel popolo soltanto: concerne la totalità del genere umano (n. XII)” p. 56 [13].

 

Queste considerazioni sorgono dal valore eterno del corpo umano che risorgerà come è risorto il corpo di Cristo e come è stato assunto in cielo quello di Maria [14]. Vi è quindi una linea ininterrotta che si radica nella meditazione lapiriana del mistero di Maria ed il gesto, non formale, né convenzionale, ma teologicamente consapevole del dono ad Ho Chi Minh dell’icona mariana. L’espressione “Proteggerà Lei e il Suo popolo!” è portatrice di tutta questa riflessione teologica che ha condotto Stefano De Fiores a collocare il contributo di La Pira come un’anticipazione della “svolta storico-salvifica della mariologia (che) si attua nel Concilio Vaticano II [15]. Si può quindi osservare come vi sia una proporzionalità tra la profondità della meditazione teologico – spirituale di La Pira e l’incisività storica della sua testimonianza cristiana nell’ambito sociale e politico.

 

L’azione internazionale per la pace aveva uno spessore di umanesimo che dava a Giorgio La Pira capacità d’innovazione e di rinnovamento degli strumenti per la comunità dei popoli. Le linee direttive nelle convocazioni delle conferenze internazionali – quasi embrioni di organizzazioni internazionali, quali furono a Firenze i Convegni per la Pace e la Civiltà Cristiana dal 1952 al 1956 e poi i colloqui per il Mediterraneo, aggregando i figli della famiglia di Abramo – scaturivano da un’attenta riflessione. Si può rintracciare in La Pira un’armonica fusione tra gli strumenti razionali del realismo giuridico del pensiero tomista elaborato dal giurista Joseph Delos, poi frate domenicano, sul piano dei rapporti internazionali. Giorgio La Pira fu lettore de’ “La societé Internationale” del giurista dell’Istituto cattolico di Lille [16], sottolineando sin dagli anni Trenta, come questa “corrente c.d. obiettivista del diritto” fosse “la migliore corrente del pensiero giuridico contemporaneo che va sfociando, in modo sempre più deciso, nel diritto naturale” [17]. 

 

A questa consapevolezza scientifica Giorgio La Pira univa una sorgiva ispirazione biblica che abbracciava anche l’ebraismo e l’Islam. Ogni suo impegno per la pace era elaborato attraverso uno scrutinio attento ed accurato della situazione storica contingente ed illuminato dalla consapevolezza e dalla coscienza della verità di un cammino che conduce alla “plenitudo gentium” (Rom 13).  

 

L’impegno orante di Giorgio La Pira è intrinseco all’azione politica ed in particolare a quella internazionale per la pace. Il valore giuridico della pace che egli volle scolpito nella Carta nella Costituzione Italiana, nella condivisione con tutti gli uomini di buoni volontà, non poteva essere identificato se non in collegamento con il principio fondamentale del valore della persona umana, con quello delle sue libertà, tra cui quella religiosa, e con i principi del pluralismo e della solidarietà sociale. Il centro del pensiero di Giorgio La Pira sul valore della persona umana, quale proiezione storica e culturale del rinnovato umanesimo cristiano, si proiettava nella promozione della pace quale effettiva tutela dei diritti fondamentali alla famiglia, alla casa, al lavoro, all’educazione.

 

L’azione di Giorgio La Pira per la pace in Viet Nam, analizzata nel diario di Mario Primicerio, si collocò in una direttrice che oggi ci è più comprensibile dinanzi allo sviluppo e alle trasformazioni del continente asiatico, che già La Pira definiva il “risveglio dell’Asia”.

 

Il messaggio di Giorgio La Pira interpella l’uomo politico, ed ogni cittadino, a guardare oltre i confini di una Nazione, perché la famiglia umana abbia vita comune nella pace. La famiglia di Abramo che Giorgio La Pira convocava nei suoi rappresentanti per i Colloqui Mediterranei a Firenze sin dagli anni ’50, ha una specifica missione, perché l’intera famiglia umana sappia riconoscersi nella integralità di diritti e di doveri e insieme di fraternità universale. La Chiesa è presente nel mistero dei poveri, che Giorgio La Pira eleggeva come “i fratelli più vicini”. Come ci ricorda il Santo Padre Francesco nel suo messaggio del 13 giugno 2017, la prima Giornata Mondiale dei Poveri vuole essere un:

 

“Richiamo forte alla nostra coscienza credente affinché siamo sempre più convinti che condividere con i poveri ci permette di comprendere il Vangelo nella sua verità più profonda. I poveri non sono un problema: sono una risorsa a cui attingere per accogliere e vivere l’essenza del Vangelo”.

 

Giorgio La Pira aveva sperimentato la verità del Vangelo, vivendo da povero con i poveri e come pacifico operatore di pace.

 

 

[1]  M. Primicerio, Con La Pira in Viet Nam; Firenze, Polistampa, 2015, p. 171.

[2] G. La Pira, “Monasteri di clausura” in “Il Focolare”, n. 10, 4 Marzo 1956, p. 1 (ora in
Giorgio La Pira, “Il fondamento e il progetto di ogni speranza”; a cura di C. Alpigiano Lamioni e P. Andreoli; prefazione di Giuseppe Dossetti, Roma, AVE, 1992, p. 53).

[3] M. Primicerio, Con La Pira in Viet Nam, cit. p. 207.

[4] Idid. p. 209.

[5] E. Betti, Il carteggio Betti-La Pira, a cura di Giuliano Crifò, Firenze, Polistampa, 2014.

[6] G.P. Meucci ha descritto: Giorgio la Pira educatore di giovani alla carità “Giorgio la Pira mi mostrò la Conferenza come cellula di un laboratorio ove la storia veniva fusa con la fede e ove il laico si preparava per quell’impegno socio-politico al quale non doveva sottrarsi” precisando che “fu Ozanam il modello nel quale La Pira si è identificato nel momento in cui, come lui, fu chiamato ad uscire al campo aperto dell’azione sociale e politica” cit. in G.P. Meucci, Nel 150° anniversario  delle conferenze di San Vincenzo De’ Paoli, in G.P. Meucci, Gian Paolo Meucci: cristiano, cittadino, magistrato, introduzioni di Giulio Conticelli, Stefano Grassi, Alfredo Carlo Moro, Firenze, Polistampa, 2006, pp. 44-53, ivi pp. 52-53.

[7]  G. La Pira, L’Appello ai fratelli più ricchi, in L’Osservatore Romano 14/06/1942, p. 1.

[8] Idid. p.1.

[9] G. La Pira, L’ Assunzione di Maria. Presentazione del Card. Giuseppe Betori ; a cura di Giulio Conticelli, Stefano De Fiores e Maria Lidova; Firenze, Polistampa, 2013; p. 93.

[10] M. Primicerio, Con La Pira in Viet Nam, cit., pp. 210-211.

[11] G. La Pira, in L’ Assunzione di Maria, “Cronache Sociali”, 4 (1950), n. 11-12, pp. 1-6.

[12] S. De Fiores, Giorgio La  Pira (1904-1977),  in “Nel nome di Maria: Giorgio La Pira e la vocazione mariana di Firenze”; a cura di Giulio Conticelli; presentazione del Card. Giuseppe Betori; Firenze, Nerbini, 2015, pp 11- 62, ivi p. 19.

[13]  G. La Pira, L’Assunzione di Maria, cit. (2013), p. 49.

[14]  Idid. p. 47.

[15] S. De Fiores, Giorgio La  Pira (1904-1977), cit. p. 39.

[16] Joseph Delos, “La societé Internationale”, Paris, 1929.

[17] G. La Pira, Principî, n. 10, Ottobre 1939, in Principî, con nota introduttiva di Giorgio La Pira, Torino, G. Giappichelli, [2001], pp. 189-190.