Spes contra Spem 2015: intervento di Emilio Ottanelli
Intervento di Emilio Ottanelli (Circolo di Radicondoli, Siena)
Questo convegno merita molta attenzione per le relazioni di alto livello e gli interventi interessanti. E non è mancata neppure una sincera commozione per le testimonianze personali vivissime sul Professore. Complimenti agli organizzatori e incoraggiamenti a proseguire su questa strada.
Tra tante voci dotte e affascinanti per contenuti ed esposizione, è bello che si possa sentire anche qualche voce più modesta, come la mia. E, in fondo, ciò è in linea con il pensiero di La Pira e con il tema del convegno.
Rappresento il Circolo Acli di Radicondoli, un piccolo comune della provincia senese. E’ un circolo altrettanto piccolo; ma da tre anni è intitolato a La Pira, che sessanta anni fa, lui era allora sindaco di Firenze, inviò prima un’offerta per la Fondazione e poi gli auguri per la crescita.
Mi sembra interessante sottolineare che quel protagonista della Costituente di cui ci ha parlato così bene il prof. De Siervo, subito prima di essere eletto aveva avuto una breve ma significativa esperienza, anzi aveva terminato quell’esperienza proprio perché eletto alla Costituente: dal gennaio 1945 al giugno 1946 La Pira era stato il Presidente Provinciale delle Acli fiorentine, delle quali era stato tra i promotori e tra i fondatori. Senza dubbio il tema dei legami Acli – La Pira è stato ampiamente affrontato ieri l’altro sera, giovedì 1 ottobre, durante la celebrazione per i 70 anni delle Acli fiorentine. Mi piace, però, sia pure brevemente, ricordarlo anche in questo contesto.
Non è fantasia pensare che le Acli abbiano avuto una forte spinta propulsiva dalla guida del “professorino” ed è altrettanto logico affermare che l’incontro con le Acli e con il mondo dei lavoratori, che esse rappresentavano, abbia dato ancora più certezze alle convinzioni sociali e politiche di La Pira.
Scrive a questo proposito Gabriele Parenti: “La profonda sensibilità sociale di Giorgio la Pira è stata il comune denominatore e l’elemento propulsore della sua straordinaria vicenda spirituale, politica e umana. E la breve ma significativa esperienza di Presidente delle Acli fiorentine si inserisce appieno in questo percorso; anzi ne costituisce un aspetto peculiare”.
E Federico Barni, Presidente ragionale Acli, aggiunge: “Le idee-forza che hanno segnato l’azione di Giorgio La Pira sui temi del lavoro e della difesa dell’occupazione, dell’assistenza ai più disagiati, della pace e della pari dignità di ogni essere umano in ogni parte del mondo, della ricerca di uno sviluppo integrale dell’uomo sono i punti cardine delle Acli, i punti fermi di oltre sessant’anni di storia”. (Ora sono settanta!)
E d’altra parte le tre fedeltà delle Acli (al Vangelo, ai lavoratori, alla democrazia), alle quali Benedetto XVI ha invitato gli aclisti ad aggiungere quella “al futuro”, non sono le stesse del Professore?
Ma, detto ciò, nel nostro piccolo mondo a che cosa ci serve La Pira?
La realtà di Radicondoli assomiglia a quella di tanti altri piccoli Comuni toscani e italiani. Bellezza di paesaggi, ricchezza di storia e di arte, clima salubre, buona gente, discreta accettazione e integrazione degli extracomunitari presenti, esistenza lunga e tranquilla, relativo benessere economico: insomma tutte quelle caratteristiche che permetterebbero alle statistiche di definire “buona” la qualità della vita.
Ma, grattando un poco, sotto la superficie: la religione interessa poco, per lo più è relegata alle donne e per gli altri spesso è ridotta quasi a una forma di tradizione popolare e di folclore; la partecipazione alla politica è limitata praticamente solo alle occasioni elettorali ed è diffusa l’idea che la politica è inutile o addirittura dannosa; la cultura, per gli adulti soprattutto, consiste molte volte solo nella visione acritica della tv e nella lettura superficiale delle cronache locali; pur se non mancano isole di volontariato attivo (numerose sono le persone che fanno servizio per la locale Pubblica Assistenza) , buona parte della popolazione tende ad arroccarsi nel proprio privato; i giovani sembrano ormai privi di quelli che La Pira definiva “sogni in cammino”; ecc.
Ebbene l’aver intitolato il Circolo a La Pira è stato certamente tributo doveroso a un uomo che, ancora dieci anni dopo la sua esperienza aclista, si ricordava delle Acli e addirittura rivolgeva un pensiero e un augurio ad un piccolo paese del quale forse conosceva a malapena la collocazione. Ma è stato anche voler recuperare quei “sogni in cammino” di cui parlava La Pira, quelle speranze da offrire alle persone per fare delle nostre utopie le radici concrete della nostra storia. Ecco allora che, partendo dalla concretezza del presente, possiamo cercare di guardare al domani e “sognare” un mondo diverso. Anche in un piccolo paese di campagna.
La nostra opera è modesta e i frutti sono tutti da verificare: ma non ci vogliamo arrendere.
Alla base di ogni nostra iniziativa c’è essenzialmente la volontà di coinvolgere: le persone devono tornare al centro delle cose.
Siamo partiti dallo spiegare, e lo facciamo costantemente, perché abbiamo intitolato il Circolo a La Pira e che cosa questa scelta comporta, anche sul piano del vivere quotidiano, dei comportamenti degli uni verso gli altri… anche quando si gioca una partita a briscola! anche quando si tratta di abbattere qualche muro (perché i muri ancora resistono, più di quanto si creda) per costruire qualche ponte.
Poi, rispondendo anche agli inviti che ci vengono dalla Fondazione, abbiamo istituito una festa annuale, in occasione della ricorrenza dell’intitolazione, per pregare per la canonizzazione del Professore e cerchiamo di coinvolgere nell’iniziativa altri Circoli e altre Parrocchie (in questo siamo favoriti perché apparteniamo alla provincia di Siena ma siamo nella Diocesi di Volterra: e questo ci permette una “propaganda” maggiore).
Abbiamo dato il via a un percorso di incontri formativi, che stimolino le persone ad uscire dall’isolamento e dal diffuso disinteresse e permettano loro di alzare gli occhi.
Abbiamo dato nuovo vigore ai servizi (Patronato e Caf), soprattutto per i soggetti più deboli, facendo leva sul volontariato (che, per la verità, come ho già detto, sembra essere uno dei pochi valori ancora presenti nella nostra società).
Abbiamo rafforzato i legami con la Parrocchia e con il Vescovo, intensificando le occasioni di incontro.
Abbiamo cercato di attivare la collaborazione con le Istituzioni locali e con le altre Organizzazioni e Associazioni presenti sul territorio.
Ci prepariamo a sbarcare su Internet e sugli altri Social (speriamo di attirare proprio in questo progetto i giovani, che, oltretutto, tra noi sono gli unici in grado di farlo) perché ci proponiamo di “fare rete” con realtà più in gamba per imparare dalle esperienze degli altri. E anche per questo ringraziamo, ancora una volta, la Fondazione che ci offre – e deve continuare a farlo – occasioni come l’odierna.