A 40 anni dalla morte un doveroso  ricordo del ‘sindaco santo’

GIORGIO LA PIRA, UOMO DI DIO E PROFETA DEL DIALOGO E DELLA PACE

Il 5 novembre abbiamo ricordato la nobile  figura di Giorgio La Pira (1904-1977), di cui auspichiamo la beatificazione  il più presto possibile, a edificazione della Chiesa e del mondo.

In questo  ricordo desidero sottolineare alcuni lineamenti del grande uomo di Dio, apostolo della pace e profeta del dialogo e dell’amore.

La Pira ‘uomo di Dio’

La Pira fu ‘uomo di Dio’: prima di tutto Dio, la preghiera, la lettura orante della Parola, l’amore all’Eucaristia. La Pira iniziava sempre la giornata con la partecipazione alla Santa Messa e la  Comunione. Se poteva, partecipava anche a una seconda celebrazione. ‘Niente anteporre a Dio’, come scrive san Benedetto nella sua Regola: La Pira fu fedele a questo principio fino alla  morte, avvenuta a Firenze il 5/11/1977. Aveva 73 anni, essendo nato il 9/1/1904 a Pozzallo (Ragusa), tristemente famosa in questi ultimi tempi per gli sbarchi di tanti migranti in cerca di una vita migliore.

Il suo corpo, sepolto per molti anni nel cimitero di Rifredi nella nuda terra, riposa dal 2007 nella ‘sua’ chiesa domenicana di S. Marco.

Sulla casa natale di La Pira c’è questa magnifica lapide, che sintetizza la fisionomia umana e spirituale del ‘sindaco santo’: “In questa casa il 9.1.1904 è nato Giorgio La Pira, figlio di Pozzallo, cittadino del mondo”.

Possiamo  dire in sintesi che La Pira ha capito perfettamente quello che ha scritto Leon Bloy: “La sola vera tristezza è di non essere santi” ed è vissuto cercando sempre di vivere in pienezza la propria vocazione battesimale.

La Pira ‘uomo delle beatitudini’

Il sacerdote-scrittore  don Silvano Nistri,  amico dei ‘santi’ di Firenze dell’epoca, che, secondo il sentire comune della gente (‘vox populi vox Dei’)  erano  l’arcivescovo Dalla Costa, don Facibeni e La Pira, intimi amici tra loro, parlando della santità di La Pira, vede il ‘sindaco santo’ sul monte delle beatitudini. Scrive: “Ciascuno di noi ha un posto nel Vangelo. Il Signore ci ha incontrati tutti da qualche parte: a Betlemme, a Nazaret, sulle strade della Galilea… Nella geografia della grazia c’è un luogo dove ci ha visti e ci vede.

Dove ha incontrato La Pira? Non è difficile indovinare: sul monte delle beatitudini. Là, sull’erba del prato dove Gesù si è messo a sedere, in mezzo ai discepoli che gli fanno corona c’è anche lui, povero in spirito, mite, operatore di pace, affamato e assetato di giustizia”.

Contemplazione e azione

Contemplazione e  azione sono i due cardini su cui poggiano saldamente l’uomo, il cristiano, l’apostolo di ‘pace e bene’ La Pira. Mi piace ricordare che fu anche terziario francescano e amico, tra i tanti, di p. Agostino Gemelli e quando il grande francescano diede vita all’istituto secolare dei Missionari della Regalità di Cristo (1928) ,La Pira aderì con grande convinzione.

La Pira fu un grande profeta e apostolo del dialogo e della pace: dialogo con tutti gli uomini, con tutte le religioni, a cominciare dalla triplice famiglia di Abramo: cristiani, ebrei e musulmani.

Per la pace si mosse in molte parti del mondo, dalla Russia (famoso il viaggio del 1959 con il compianto Vittorio Citterich) all’America, dall’Africa alla Terra Santa, dal Viet Nam alle nazioni d’Europa.

Come sindaco di Firenze e prima ancora come sottosegretario al lavoro nel governo Fanfani (suo grande amico), pose sempre in primo piano l’impegno a favore dei più deboli, poveri e disoccupati. Celebre la sua frase: “Il pane (e quindi il lavoro) è sacro; la casa è sacra: non si tocca impunemente né l’uno né l’altra! Questo non è marxismo: è Vangelo!”.

La politica come attività ‘religiosa’

Ho letto recentemente in un libro allegato al Corriere della Sera, che riporta alcuni discorsi del card. C.M. Martini (Dare a ciascuno una voce), belle espressioni di Francesco Cossiga, allora presidente della Repubblica, che in visita a Firenze nel novembre 1987, ebbe a dire tra l’altro: “La visione positiva delle cose e delle istituzioni guidò l’azione generosa e illuminata di Giorgio La Pira. Del realismo dell’utopia egli seppe sempre dare piena e risoluta testimonianza…  Manifestazione certamente della sua inesausta ‘caritas’ di cristiano, ma anche dei suoi profondi convincimenti di democratico, della sua fede in una democrazia che non sia soltanto l’arengo ove i forti sviluppano le loro facoltà, ma anche la casa comune dove essi, crescendo e consolidandosi, sappiano e vogliano porre le premesse per la crescita dei più deboli”.

Questa è la vera politica che chi si occupa della ‘cosa pubblica’ dovrebbe perseguire. Chi lo dice ai nostri politicanti da quattro soldi, che smaniano più di apparire in televisione che di occuparsi seriamente del bene comune?

E’ nota la definizione che La Pira dà della politica fatta da cristiani: ‘La politica è l’attività religiosa  più alta dopo l’unione intima con Dio’. Si noti l’aggettivo ‘religiosa’, perché ogni azione compiuta da un cristiano  è sacra.

Così vivevano l’impegno sociale-politico La Pira, De Gasperi, Dossetti e tanti altri, comprese molte donne, prima fra tutte la ven. Armida Barelli. E non si vergognavano certo di parlare di Dio e della propria fede. Quando mai oggi sentiamo un politico cristiano parlare di Dio?

A proposito di Dossetti, che abbandonò la politica attiva per farsi sacerdote, sentite cosa dice dell’amico fraterno La Pira, riferendosi in particolare al periodo della Costituente: “Di quel periodo è incalcolabile quello che debbo alla fraternità e all’inesausta capacità di speranza e di amore di Giorgio La Pira, al suo fascino di purezza e di contemplazione”.

Ottimismo ‘tragico’

Il grande mistico Divo Barsotti , che La Pira chiamò a Firenze quando don Divo, giovane sacerdote, cercava la  strada per vivere in pienezza la propria vocazione, sottolinea, in una magnifica testimonianza, l’ottimismo di La Pira: La Pira – scrive in sostanza Barsotti – fu un uomo di grande fede e di grande ottimismo, ma il suo ottimismo non era un ottimismo superficiale, di facciata: era un ottimismo ‘tragico’, cioè fondato sulla croce di Cristo: solo da quella fonte possono scaturire per il cristiano la vera gioia e il vero e motivato ottimismo.

“La grandezza più vera di La Pira – dice ancora  Barsotti – è negli anni in cui l’ho conosciuto proteso unicamente verso Dio, senza la facile illusione che l’apporto, anche cristiano, possa risolvere i problemi che si pongono all’uomo. La soluzione unica è data dall’unico Salvatore, ed è Cristo”.

Concludo con tre inviti fraterni:

– l’invito ad occuparci di cose belle , sull’esempio di La Pira. Troppi cristiani perdono tempo in mille sciocchezze, facendone il perno della propria esistenza. Basti pensare allo spazio che molti danno ai cosiddetti ‘social’, che a mio parere stanno facendo un sacco di danni specialmente ai giovani. Ho letto giorni fa il giudizio drastico di un esperto (e chiedo scusa per la parolaccia, non mia): “Il predominio dei ‘social’ è il più grande rincoglionimento di massa del tempo attuale”;

– dare il primo posto a Dio, alla preghiera, alla ‘lettura orante’ della Parola, all’Eucaristia. Quanti di noi, per fare un esempio, si fermano ogni tanto in chiesa per fare visita al SS. Sacramento? Io vedo le chiese, al di fuori della Messa, sempre vuote o quasi: pochissimi si fermano a pregare, a dialogare con Dio, ad adorare Gesù presente nel tabernacolo;

– preghiamo molto per la pace nel mondo: solo Dio può salvarci dalla rovina totale, dallo sfacelo. Molte teste calde,  piene non di materia grigia ma, si direbbe, di…polvere da sparo, stanno scherzando drammaticamente col fuoco, a rischio per tutta l’umanità: ci sono venti di guerra in giro nel mondo che non fanno presagire niente di buono. Preghiamo molto per la pace! Ripeto: solo Dio può aiutarci.

E preghiamo anche per la beatificazione di La Pira: la ‘causa’, aperta nel 1986 dal compianto arcivescovo di Firenze Piovanelli, registra purtroppo un periodo di stallo. Riporto la preghiera apposita che invito a recitare spesso.

Preghiera per la beatificazione di Giorgio La Pira

O Dio, che concedesti al tuo servo Giorgio La Pira la grazia di amarti e di testimoniarti in modo ammirevole nella vita culturale, sociale e politica del nostro tempo, concedici le grazie che ti domandiamo…; e fa’ che sia riconosciuta dalla Chiesa l’eroicità delle sue virtù, perché sia venerato dal popolo cristiano come ispiratore di carità, di giustizia e di pace. Amen”.

Pace e bene! Valerio Torreggiani, 7.11.2017