La testimonianza di La Pira e la formazione dei giovani
di Gabriele Pecchioli,
presidente dell’Opera per la gioventù “Giorgio La Pira” e vicepresidente della Fondazione La Pira.
La prospettiva educativa, e più in generale, la prospettiva dei giovani è fondamentale. La Pira “parla” ai giovani: davanti alla sua testimonianza essi ne sentono l’autenticità, la passione, il disinteresse, la prospettiva, la capacità di immaginarla e di renderla concreta. La Pira parla ai giovani non solo in senso figurato: sentiamolo parlare!
(Ascolto dell’audio, qui disponibile, dell’incontro fra il prof. La Pira e i giovani dell’Opera per la gioventù presso il Villaggio La Vela di Castiglione della Pescaia nel 1975).
Perché La Pira a La Vela?
Giorgio La Pira ha fortemente connotato l’esperienza educativa dell’Opera, che è sorta per iniziativa di una grande figura di laico cristiano, Pino Arpioni, e che oggi ne porta il nome. Più che collaborare con La Pira, Pino ne ha condiviso in pieno il programma di azione, ed i suoi fondamenti. Se mi è consentito, ne ha condiviso anzitutto la spinta continua all’esercizio concreto del comandamento della carità; sempre con l’attenzione di La Pira, ha cercato di trasmetterne le intuizioni a generazioni di giovani.
La Pira, proprio a dimostrazione di questa profonda sintonia e familiarità, venne nei primi anni settanta ad abitare a Casa Gioventù: la testimonianza di chi, giovane studente universitario o obiettore di coscienza in servizio civile, ha vissuto quegli anni insieme a La Pira ci parla di un uomo dotato di una forza straordinaria, che riponeva immensa fiducia nei giovani (“come le rondini, annunciano l’arrivo della primavera”). Rientrando in casa questo era il saluto consueto: “cose grandi, ragazzi!”. In questo contesto nascevano anche le visite del Professore a La Vela, che è il centro educativo principale dell’Opera.
Proprio dal sodalizio con il “Professore”, con cui collaborò fin dalla prima amministrazione come consigliere delegato ai cantieri di lavoro, poi come assessore al personale nel suo terzo mandato di Sindaco, Pino trasse sostegno ed ulteriore conferma al servizio educativo nei confronti dei giovani iniziato fin dal termine della guerra: il sogno, meraviglioso, maturato dopo i drammatici giorni della deportazione in vari campi di prigionia, di trasformare le baracche dei prigionieri, luoghi di disperazione e di morte, in strumenti di speranza e di vita. La Vela ed Il Cimone, anche nella loro struttura, hanno la loro radice qui.
Una vocazione, dunque, che con La Pira, forse ha finito di formarsi, ma già indirizzata. Da questo incontro, potremmo dire, in qualche modo, si è formata la consapevolezza, nuova ed ulteriore, eppure già presente in radice, del valore “storico” dell’azione educativa: accompagnare i giovani non era, e non è, esercizio di assistenzialismo, ma significa aiutarli, con lo sviluppo di tutte le dimensioni della persona, ad inserirsi responsabilmente nella vita della comunità, a tutti i livelli. Un’azione educativa, pertanto, in cui la formazione spirituale non è mai stata scissa dal richiamo al necessario impegno sociale, connaturato alla vocazione comunitaria della persona umana: conformata cioè, secondo il noto motto lapiriano, alla necessità di tenere “in una mano la Bibbia e nell’altra il giornale”.
Vediamo alcuni punti salienti della figura di Pino: non sarà difficile, in essi, vedere trasparire il cammino percorso con il Professore. Nella Rivista di ascetica e mistica, n° 1, gennaio-marzo 1978, Pino stesso così indicava le “direttrici fondamentali” dell’azione educativa dell’Opera da lui fondata: la riaffermazione della dimensione spirituale dell’uomo; l’amore alla Chiesa; l’impegno personale nella solidarietà umana. In questo c’è evidentemente anche il suo personale percorso.
Una profonda vita di fede ed una laicità intransigente. Prima ancora che con l’insegnamento di qualche precetto, Pino ha testimoniato con la sua vita, fino all’ultimo, la sua adesione a Cristo. Ai capigruppo che nei campi scuola gli manifestavano la difficoltà di far comprendere ai ragazzi l’importanza dei momenti di preghiera e della partecipazione alla Messa richiamava, anzitutto, la necessità della testimonianza personale: ciò era, del resto, ciò che lui stesso viveva in prima persona. La prima educazione alla preghiera, per tutti noi, ad esempio, è stata vederlo partecipare alla Messa: traspariva sempre una profonda partecipazione al mistero eucaristico, un’adesione piena che poi diveniva prassi quotidiana nella continua riaffermazione che l’esperienza educativa poteva essere vissuta solo in piena comunione, tra fratelli e con il Signore.
Nel contempo (e, diremmo, per necessaria conseguenza) era un uomo di una laicità intransigente nell’azione sociale e politica: la ricerca del bene, del singolo come di quello comune, non era prerogativa del credente, ma la viveva come valore di ogni uomo, credente e non; era un cammino da farsi insieme, sempre, senza bisogno di indossare casacche e senza allo stesso tempo rinunciare alle proprie convinzioni, ma nella fatica della ricerca, accanto a chi partiva da posizioni diverse, dell’autentico bene, comune a tutti.
L’Opera (l’opus), il fare ed il da farsi. Dal contatto con la sorgente non poteva che nascere l’impegno nella realtà umana. Per Pino è stato, con scelta totale, il servizio educativo per i giovani. In questo senso la sua azione si è davvero concretizzata in una “Opera”: nel rendere cioè concreta ed attuale, perché rispondente ad una vocazione precisa a cui non era possibile venire meno, l’esperienza di vita integrale, e perciò anche comunitaria, che riteneva necessaria per i giovani. Ecco i Villaggi, “rovescio della medaglia” dei campi di concentramento: immagine esteriore di un “fare” faticoso ma in continuo divenire, mai scoraggiato dalle difficoltà materiali e sempre vissuto in un’ottica provvidenziale, dell’essere strumenti docili nelle mani di Dio. In questa spinta continua all’esercizio concreto del comandamento della carità, come già detto, c’è una profonda compartecipazione allo spirito di La Pira.
La comunione con la Chiesa e l’impegno di laico cristiano. L’esperienza nell’Azione Cattolica a fine anni Quaranta e negli anni Cinquanta, prima “palestra” di un impegno ecclesiale sempre rinnovato con l’assunzione di impegnative responsabilità e di scelte non sempre facili, la rammentava come una scuola in cui era stato formato al valore della laicità cristiana, in tempi ancora precedenti al Concilio. Una laicità, sua e dell’Opera, riaffermata sempre con forza e non sempre compresa in pieno in ambito ecclesiale, che tuttavia era un tutt’uno con l’amore alla Chiesa. L’impegno come laici nell’Opera ci ha sempre spronati a viverlo anzitutto nella dimensione, vocazionale, di “servizio” nel popolo di Dio e non come un’appartenenza ad un movimento, secondo un’impostazione sempre mantenuta.
Ed è nel rifiuto di una dimensione intimistica della fede che ha incoraggiato e spinto all’impegno sociale e politico centinaia di giovani: ha creduto fermamente che “la politica è la forma più alta di carità”, secondo l’espressione di Paolo VI, e conseguentemente si è comportato, in prima persona, assumendo importanti incarichi pubblici, e nel servizio educativo: negli incontri di studio mai è mancato, ad esempio, l’omaggio alla città che i giovani visitavano incontrando il sindaco, espressione di tutta la comunità locale.
Il sodalizio con Giorgio La Pira e lo sguardo sul mondo. In Pino abbiamo sperimentato il continuo ed instancabile riferimento al magistero del Professore. In qualche modo la vita stessa dell’Opera, nelle sue scelte fondamentali, infine da qualche anno anche il nome, doveva esserne il riflesso. Certo la vocazione di Pino, maturata nell’esperienza della prigionia, con la consapevolezza della drammatica responsabilità educativa di ogni uomo, si è detto, era formata anche prima dell’incontro con La Pira. Se dunque in questo incontro ha trovato compimento e senso definitivo, allora anche “la scelta popolare del proprio ambito di attività”, l’attenzione ai “problemi del fratello vicino, come della più vasta comunità umana”, la proposta ai giovani di “attuare un amore a Dio che sia misurato su un concreto amore ai fratelli” (testo prima citato), ancor prima il primato della vita di Grazia, sono fondamenti senza dubbio frutto di una collaborazione e di una sequela feconda. E, infine, nella ricerca del senso della “navigazione storica” dell’umanità c’è tutto l’impegno di Pino nel dialogo ecumenico ed interreligioso; ricerca di unità e pace con la costruzione, seguendo fedelmente le “ipotesi di lavoro” di La Pira, di tanti “ponti” di preghiera e di azione che, gettati con pazienza, oggi continuano ad indicare una prospettiva.
Questa vicinanza ha evidentemente influenzato il metodo ed i contenuti del servizio educativo dell’Opera:
– il fondamento binario della formazione;
– l’amore alla Chiesa;
– la prospettiva del dialogo nella comune famiglia abramitica e internazionale (Abbattere i muri, costruire i ponti: l’esperienza concreta del campo internazionale, che parte dai giovani – di 16 nazionalità diverse quest’anno – e che ha il suo elemento centrale nell’esperienza di vita comunitaria, con la riscoperta dell’umanità dell’altro, nel dialogo tra culture e religioni)
La prospettiva educativa: in conclusione, è necessario richiamarla.
In questa prospettiva c’è tutto: c’è la necessaria attività di ricerca e di approfondimento; c’è la necessità di individuare strade e strumenti per trasmettere ai giovani questa grande eredità, valorizzando le esperienze già in atto e cercando strumenti nuovi. In questa prospettiva, in qualche modo, c’è il programma di lavoro della Fondazione e di tutti noi qui oggi riuniti. C’è una “sete” del mondo giovanile che non va dimenticata. C’è un sempre maggiore numero di giovani che viene a Firenze e chiede di conoscere La Pira. Viviamo in un contesto digitale ma le domande di fondo restano. Rispondere a queste domande di fondo, cercando ispirazione nel Professore, induce alcune prospettive di impegno con il modo giovanile: il dialogo; l’accoglienza; la formazione umana; la formazione politica; il risveglio delle coscienze sui grandi temi. Grazie a tutti.