La diplomazia delle città, Giorgio La Pira e la Federazione mondiale delle città unite
A cura di Massimo De Giuseppe
Firenze, Polistampa 2022

Questo libro analizza, a partire dalle fonti dirette, la stagione meno studiata nella vita di Giorgio La Pira. Il professore venne eletto a Parigi presidente della Federazione mondiale delle Città gemellate nell’autunno del 1967, due anni e mezzo dopo aver lasciato Palazzo Vecchio, e la guidò fino al 1974. In quegli otto anni di presidenza delle Città unite, un decennio se consideriamo il processo di avvicinamento, il mondo cambiò: mentre l’Ostpolitik europea si inseriva negli equilibri della distensione bipolare, il sistema Onu riaccoglieva la Cina e le crisi regionali – dal Viet Nam al Medio Oriente, dall’Africa all’America latina – incidevano sulle dinamiche globali della guerra fredda. Il tutto sullo sfondo del “lungo ’68” e della ridefinizione delle regole del gioco dell’economia globale e delle politiche di cooperazione. Attraverso questo turbinio di eventi e snodi, La Pira cercò di rimettere alla prova la “tesi fiorentina”, confrontandosi con nuovi attori e interlocutori, per disegnare una proposta originale del rapporto tra città, popoli, stati e organismi internazionali. La diplomazia delle città venne intesa da La Pira in senso alto, strumentale a favorire il negoziato globale e una cultura dell’incontro, in una stagione però segnata anche da difficoltà e di crescente isolamento politico in Italia. Un progetto che ci aiuta a capire il metodo di lavoro di La Pira e la sua geografia ideale, lungo l’asse est-ovest, nord-sud, promuovendo il motto “unire le città per unire le nazioni”.