Caro Giorgio… Caro Amintore…
25 anni di storia nel carteggio La Pira-Fanfani
Firenze, Polistampa 2003

Amintore Fanfani (1908-1999) e Giorgio La Pira (1904-1977) sono senza dubbio tra le figure più rappresentative della vita politica italiana della seconda metà del XX secolo.

Per quanto assai diversi per tipo di impegno, per temperamento, per percorso culturale, sono sempre stati uniti da un rapporto di grande amicizia, basata su profonde radici spirituali (“.. .Fanfani, Dossetti, La Pira: un’amicizia? No: una misteriosa alleanza che ha Dio solo per autore e per fine (e per garante): nucleo che non si tocca senza provocare ‘movimenti sismici’: non è questa la sostanza di questi miei anni di vita politica italiana? …”, lettera di La Pira a Fanfani, 14 gennaio 1954).

Le numerose lettere che si scambiarono rappresentano un vero “spaccato” della storia politica italiana, offrono riflessioni di grande spessore sulle vicende della chiesa cattolica e rappresentano una testimonianza di intenso valore culturale e spirituale.

Presso l’Archivio della Fondazione La Pira sono conservate 854 di queste lettere; questo volume ne riporta 99, quasi tutte inedite, introdotte da saggi e testimonianze di Ettore Bernabei, Giulio Conticelli, Tommaso Fanfani, Francesco Paolo Fulci, Gianni Giovannoni, Piero Roggi, Raffaello Torricelli.

A titolo di esempio riportiamo due lettere del 1953:

…Amintore caro, mi sono spiegato? Tu come Ministro dell’Interno non mi incuti nessuna paura, e non mi susciti neanche (perdona) speciale rispetto: ‘l’autorità’ appare ai miei occhi solo come tutrice dell’oppresso contro il potente. 

Se ti voglio bene, e molto, se ti sono fedele, e molto, ciò è per una sola ragione: perché so che Dio ha posto nel tuo animo una intelligenza e una volontà fatti per instaurare nel mondo un ‘colloquio coi poveri’. 

Ogni tanto tu ti ricordi di essere anche ministro degli Interni: ma allora – proprio allora – io mi sento staccato: riprendo la mia libertà totale, la mia ‘permanente franchigia’ di uomo che non ha mai chiesto di essere dove è e mi sento libero, ‘anarchico’, a Dio solo soggetto! Sindaco? Neanche per idea! Prefetti, ministri, etc.? Non contano nulla se la loro posizione contrasta con gli ideali pei quali soltanto posso spendere la mia energia e la mia interiorità!…” (La Pira a Fanfani, 27 novembre 1953)

“… Tutte le cariche per le quali sei passato, non le hai chieste, e io lo so bene, ma tutte ti sono state date, perché tu restassi esempio non soltanto di primo Sacrestano di S. Procolo, ma anche esempio di cittadino, di Sindaco, di Deputato, di Governante. O che tutta questa gente dovrebbe restare senza avere un modello davanti? I calzolai hanno S. Crispino, i falegnami S. Giuseppe, gli appestati S. Rocco, e i sindaci e i deputati e i governanti a chi dovrebbero guardare? All’Eccellenza Malenkov, destinatario dei tuoi messaggi? (…) Non ti dimenticare, ti prego, di dedicare un momento di attenzione a quello che ti scrivo. Te lo scrivo, e te l’ho scritto, pensando che tu non devi solo provvedere al pane degli affamati di oggi, ma devi provvedere alla luce per tutti gli accecati di oggi e di domani…” (Fanfani a La Pira, 28 novembre 1953)